E’ un “mettere in comune”, ma soltanto alle sue condizioni (ergo in una tacita dichiarazione d’intenti che trasmuta in esclusivo preliminare d’intesa con quei rari e fortunati fruitori da lei ammessi, e dopo un severo, inappellabile selezionare per impatti, esperienze, gradimenti e goethiane “affinità elettive”, al reale privilegio d’intessere con lei rapporti umani, cogitativi e visuali) l’affabulante “excurrere” intuitivo e creativo di Letizia Lo Monaco.
Un’Artista che, oltrepassando e forse anche ripudiando le mendaci trincee d’un esprimere forzosamente incatenato al possesso di qualsivoglia banale lasciapassare per tappe e titoli di scolarità ed accademismi su pergamene legalmente riconosciute, ha sempre voluto e saputo emarginare il suo essere “autodidatta” in un abbandonato ma congruo abbaino d’oscurità ben lungi dai chiarori e dai fulgori che hanno costantemente caratterizzato e qualificato il suo personale percorso creativo.
Ed è un tragitto dovizioso di sentieri paralleli quello che, per sue oculatezze di propositi ed esiti, si snoda fra pregi di riproduzioni mutuate da un preciso discernere monitorante dentro rassegne di capolavori originali, fra reinterpretazioni pregne di variabili ed indicatori direzionali a rivelare altri e celati tragitti paralleli simultanei del Dinanzi, del Dentro e dell’Oltre, fra rosari laici di calligrammi (o di tracce, o di simboli) ad intuire e catturare, dopo pazienti e frementi vestiboli d’attesa, l’epifania di fulminee, decriptanti schegge d’Unicità e Luminosità (dimostrando, in tal modo, di ben amministrare, in specie, anche diversi orientalismi concettuali e significanti del Non-Iniziato e Non-Finito), fra evidenze di grafiche in essenziali armonie, a bilanciarvi forza, poesia e netto nitore di tratti.
D’alto rilievo di significazione, infine, le sue imprevedibili ma pregnanti risultanze del raffigurare, entro i cui esiti spicca e s’impone, per carisma di sortilegio, un autoritratto molto particolare, del tutto enigmatico, in cui lo sguardo sibillino dell’Artista indirizza, ed in tutta eloquenza di supersegno, non a rapportarsi e a dialogare con il soggetto raffigurato ma a dirottarsi su linee di fuga non cartografate, apparentemente indecifrabili ma deliberatamente sature di rovelli, quesiti ed enigmi.
“Escamotages”, tali ultimi, tutt’altro che meramente servo-strutturali ad estetismi fini a se stessi, poiché, invece, atti ad abilitare, in quest’opera, ulteriori variabili direzionali; e ciò grazie ad un lucido, premeditato, intenzionale, carismatico interfacciarsi alla fatale simbiosi di due sfondi come ulteriori, intrappolanti tragitti di depistaggio, subito a rammentarmi la genialità di quell’Italo Calvino il quale, a trasferirne un rasoiante rimando dalla scrittura alfabetica a quella visuale, ergo dalla logica sequenziale a quella configurativa, comprese che anche dipingere “è sempre nascondere qualcosa in modo che poi venga scoperto”.
Un preciso invito, quindi, ad accettare le sfide d’ogni decriptante Deuteroscopia, tant’è che solo a chi arpiona tale appagante “scoprire” per Illuminazioni è donata la chiave d’accesso all’Arte di Letizia Lo Monaco.
Nuccio Mula docente universitario di Fenomenologia dell’Immagine e delle Arti Contemporanee Teoria della Percezione e Psicologia della Forma presso l’Accademia di Belle Arti “Michelangelo” di Agrigento. scrittore, giornalista, componente dell’Associazione Internazionale Critici d’Arte.