Trasmettere emozioni attraverso la geometria è difficile. Letizia Lo Monaco ha, a mio avviso, centrato tantissime prerogative concettuali e fisiche per esprimere il mondo legato all’erotismo. Prima di tutto l’indagine materica; e poi la rappresentazione lineare, speculare e, in un certo senso, di tipo “taoista” di Eros e Thanatos.
Letizia afferma: “Secondo Freud, queste due pulsioni (Eros e Thanatos, ndr) sono sempre accoppiate, essendo accanto al desiderio di vita che ci spinge all’esplorazione, alla conoscenza, all’evoluzione, un altrettanto forte desiderio di morte che tende all’annullamento delle tensioni peculiari a Eros e alla stabilizzazione in una forma di esistenza inorganica”.
Ma oltre all’approccio filosofico e psicoanalitico, Letizia ha sicuramente ben rappresentato la vellutata, calda e vibrante sensazione del Eros.
Quello elegante, quello più sottile e raffinato, fortemente intrigante. La superficie di “Geometrie freudiane” è pregiata pelle. La sensazione davanti all’opera è quella di desiderare ardentemente di toccare il quadro, una sorta di seduzione primordiale istintiva, mirata alla ricerca di una morbida e rassicurante consistenza. Eppure, allo stesso tempo si tratta di una sensazione difficile da collocare perchè, fondamentalmente proibita (toccare le opere d’arte non è mai la cosa più giusta da fare!).
La scelta della pelle, accanto al significato più concettuale, denota un’ approfondimento materico molto profondo e altamente contestuale. Essa ricompare e si avverte ancora nel momento in cui si cala lo sguardo nella rigidità e nella perfezione delle linee delle bacchette. Senza esitare, con fermezza, congiungono Eros a Thanatos e viceversa. Una sintesi perfetta e indovinata del messaggio che l’artista vuole infondere.